Il sapore del pane ferrarese. Rewind, Reblog, Rethink.

“Il Sentimento delle cose”. Paolo Benvegnù

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“Quando lo vedo mi viene da piangere, a volte. Mi diede un compito per casa, una volta. Voleva che le descrivessi il sapore del pane ferrarese. Ci davamo spesso compiti per casa. Per pensarci e dedicarci del tempo anche quando non stavamo insieme. Perché è il tempo che ho dedicato a lei che la rendeva così speciale. Perché nonostante le sue spine era molto fragile. Non voleva conoscere il sapore del pane ferrarese: voleva che mi esprimessi.” 

Pensieri e ricordi, L’amore di Diegosan, (11 Febbraio 2007)

Parlando con qualcuno qualche giorno fa, non ricordo neanche chi fosse, è  uscita fuori una brevissima divagazione sul “pane ferrarese”.

Mi è venuto subito in mente un vecchissimo post che avevo pubblicato in tempi non sospetti su Windows Live, 7/8 anni fa, quando vivevo a Londra, poi involontariamente migrato qui con il passaggio a WordPress.  

Diegosan è una splendida persona, che ho avuto modo di frequentare tanti anni fa. Avevo copiato dal sul blog un post che aveva scritto per me, quando ormai la nostra storia era finita da un pò.

Il motivo che mi spinge, stasera, a ribloggarlo, nasce da una domanda che mi ha fatto porre nel rileggerlo.

Ero davvero così fragile?

Mi chiedo quanto io sia cambiata in questi  quasi 7 anni.

Sono meno fragile oppure solo più forte?

Oggi mi guardo e non vedo una persona fragile.

Vedo si, una persona con le sue personalissime fragilità, ma certo, non una persona fragile.

Non so dire se lo fossi davvero. Non so dire se lo sia veramente mai stata.

Forse, più semplicemente, capita a volte che delle vite si scontrino e con esse i propri personali talloni d’Achille.

Potrebbe essere chiunque.

Una qualsiasi persona random conosciuta in un altrettanto qualsiasi contesto.

Due amanti.

Un allievo ed il suo ingegnante.

Una madre ed una figlia.

Temo che i nostri si fossero schiantati con la potenza di una bomba a fusione termonucleare incontrollata.

Mi piace molto la parola “fragilità”.

E’ una parola gentile, una parola soffice se non fosse per quella R che fa sorgere il sospetto che la faccenda non sia poi così semplice.

Associo a questa parola gentile, in modo del tutto personale e soggetto ad incompletezza, una particolare forma di sensibilità e gentilezza che amo molto, pur sapendo come certe inclinazioni dell’animo, possano anche partorire mostri.

…E se si fosse sbagliato, Diegosan, e avesse confuso la fragilità con la sensibilità?

Cosa porta alla discrepanza tra quello che vedono le persone guardandoci e come ci pensiamo noi?

E’ importante che sia solo un pensiero, una proiezione, una raffigurazione nostra o dell’altro, o che esista una verità oggettiva sulle inclinazioni del nostro essere Noi?

Non ho una risposta. Stasera, a naso, direi di no.

Forse l’unica cosa che sento davvero importante e che alla fine l’esperienza ci renda più corazzati per affrontare meglio le eventuali esplosioni di bombe a fusione termonucleare incontrollate del cuore.

Che l’età ci renda più saggi.

Il tempo, più sereni.

No.

Non sono una persona fragile, ciononostante, so di avere un tallone d’Achille.

Potente e potenzialmente devastante.

E no, non ne scriverò.

I proprio punti deboli, non si svelano mai.

8 pensieri su “Il sapore del pane ferrarese. Rewind, Reblog, Rethink.

  1. Vero papero, sebbene creda che alla venerandissima età di 39 anni, le mie fragilità abbiamo finito di sorprendermi e possa riuscire a dare una definizione di me stessa, per quanto approssimativa. Fragile non mi si addice, e non mi si addiceva neanche 7 anni fa. Poi si è vero, piango tutte le volte che guardo “Qualcuno volò sul nido del cuculo” , ma credo chi si possa concedere un pò di “maniacale ” commozione. 😉 Finito Dostoevskij? Sta recensione arriva?

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  2. peccato tu non sia fragile.
    Per me, e probabilmente per questo tuo diegosan, il concetto di fragilità si accompagna a quello di contenuto prezioso ed esprime più un timore per l’incuria di chi (ti) dovrebbe accudire, che un giudizio negativo sulla persona.
    ml

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  3. Hai perfettamente ragione Massimo. Il concetto di fragilità non ha affatto una valenza negativa. Trovai all’epoca il commento di Diego molto tenero.
    Ciononostante, no, non sono fragile. Ho una mia personale sensibilità, ma no, non sono fragile. La tua riflessione è comunque splendida, mi colpisce davvero. Grazie.

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  4. “…che alla fine l’esperienza ci renda più corazzati per affrontare meglio le eventuali esplosioni di bombe a fusione termonucleare incontrollate del cuore.”
    Questo è veramente importante!
    Riuscire ad affrontare con più “strumenti” le esperienze che incontreremo.

    Io trovo che la fragilità sia qualcosa di non negativo. No.
    Sai, tutto sta nella reale accezione che uno dà al termine “fragilità”.
    Per me, la “fragilità” è legata molto alla “sensibilità”.
    Essere sensibili porta molto spesso ad esssere fragili, il che non è, per nulla, da vedere come qualcosa di non positivo.

    “Non sono una persona fragile, ciononostante, so di avere un tallone d’Achille.
    Potente e potenzialmente devastante”
    Tu hai la consapevolezza di questa tuo tallone d’Achille, che è, poi, una tua fragilità, Enri.
    La consapevolezza porta alla forza.
    Tutto è talmente legato nel nostro modo di essere.
    Tu sensibile sei e, secondo me, stai facendo un tuo percorso profondo per raggiungere sempre di più una tua vera “forza” che non sarà mai staccata dalla tua sensibilità e dal tuo tallone d’Achille.

    Diegosan, secondo me, si preoccupava per te e cercava di esserti vicino come ne era capace.

    Un sorriso, cara
    gb

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  5. Ciao Gelso, che bel pensiero e che bel commento pieno di cura.
    Hai ragione sai, sensibilità, consapevolezza, forza e fragilità sono inscindibili.
    Io però credo che Diego volesse giustificare la sua incapacità, piuttosto che vedere la cosa per ciò che era: una situazione difficile tra noi, a cui lui non ha saputo realmente fare fronte, nonostante fosse complice primario dell’esplosione. La ragione per cui mi allontanai da lui, credo fosse proprio dovuta alla mia forza. Difficile da capire, letta così, poi magari un giorno la storia la racconterò. Però si, è vero, nella sua incapacità di far fronte ad un momento molto difficile, c’era anche una sua volontà di starmi vicino, questo non glie l ho mai negato. 🙂

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