Uno scatto da conservare.

Una di quelle giornate in cui il cervello è un frullatore, quando hai bisogno alla fine di mettere insieme una serie di pensieri scollegati, arruffati, in completa entropia. Ti pesi la vita e realizzi che è caotica si, ma in fondo leggera, come piace a te.

Nonostante tutto. Nonostante il mondo fuori che fai ancora così tanta fatica a capire ma davanti al quale, non ti arrendi. Nonostante una famiglia sgretolata, nonostante la lontananza dai tuoi affetti per anni, in paesi stranieri, nonostante la durezza del percorso per studiare, laurearti, per mantenerti. Nonostante quando te ne andasti via di casa a 18 anni, tutti ti dicessero che da sola non ce l’avresti fatta, nonostante tu abbia passato anni ad accudire una persona affinché non si disintegrasse, mettendo da parte un po’ te stessa, nonostante la morte di tuo padre.

I miei più cari amici, hanno sempre dimostrato un’affettuosa preoccupazione per le mie scelte così fuori da schemi logici comuni, e mai a nulla è servito cercare di tranquillizzarli. Gli amici, quelli con cui hai un legame profondo, tutto sommato, si preoccupano. Alla fine devo dire, si sono sempre arresi davanti alle mie sgangherate, metodiche convinzioni. Di questo li ringrazio, perché loro lo sanno, quanto io sia lenta dentro, e sanno anche bene quanta tenacia ci sia  quando decido che la strada,  anche se “ la meno percorsa”, la percorrerò tutta d’un fiato.

Ci volessero anni.

Ci volesse una dose massiccia di dolore. Non credo serva a nulla esplorare ciò che già si conosce.

Io non ho paura.

Ed ecco qui, che ancora mi avventuro nel mondo, in modo un po’ impacciato, con l’unico bagaglio che ho, una manciata di sorrisi. Che si, è anche vero, ogni tanto te lo perdi, il bagaglio, ma accade, nei lunghi viaggi. E’ un bagaglio leggero. Trovi sempre qualcuno pronto a rendertene un altro per rimetterti in viaggio.

Mi è sempre piaciuto viaggiare in autostop. Ed accadono cose stranissime, anche buffe, su questa strada piena di curve. Conosci persone così simili a te, persone così diverse. Conosci musica che non pensavi potesse mai essere scritta, o anche solo immaginata, tanto è bella; forme d’arte dell’anima che puoi solo stare ad ammirare in silenzio e ad occhi spalancati, tanto tolgono il fiato. Trovi una bellezza smisurata, sentimenti nobilissimi, ma anche la miseria, la grettezza, l’incomprensione, la distanza.

Eppure quando viaggi le misure che ti definiscono la vita sono assai più misteriose degli schemi in cui più o meno ognuno di noi finisce per costringersi, pur odiando le definizioni. Quando stai fermo, per esempio, il cinismo, la noncuranza, le bugie, l’oltraggio del cuore, spesso feriscono. Quando esplori e sei in cammino, semplicemente, alle emozioni tue e degli altri,  fai fotografie. Rimangono, rimangono si, sono vere, perché tu li c’eri. Tuttavia non le temi, e piuttosto che evitarle, le cerchi, perché quello scatto, proprio ti manca, proprio quello li.

..E vuoi davvero fotografarli gli occhi di quella persona così ammaccata, dolorante e ferita, perché il tuo fine è esplorare per aggiungere un altro scatto a quell’album di consapevolezza che custodisci dentro. E vuoi davvero fotografare i tuoi occhi, quando la bellezza e il dolore, indifferentemente, li schiudono di lacrime.

Un altro scatto. Scatto dopo scatto. Sperando che alla fine di questo viaggio, quando sarai costretto a fermarti, l’album ti svelerà la soluzione o la non esistenza della soluzione.. Ma ne sei certa, a qualcosa quel’album servirà. Se non altro per darlo a tuo padre, un grande fotografo che solo da poco si era messo in viaggio, dopo una vita passata a fotografare con estrema bravura, ma immobile, le stesse cose, le stesse emozioni.

Ecco che in questo viaggio, tendi la mano a sconosciuti, per ringraziarli di quel breve passaggio in autostop, apri il tuo piccolo bagaglio, e con la mano cicciottella che è la mia, prendi uno di quei sorrisi, e glie lo offri, sperando accettino questo umile ma sincero contributo, quantomeno alla benzina. E accade spesso che qualcuno il sorriso te lo tiri dietro, come anche il contrario, che lo indossino subito e che con aria leggera, ti salutino con la mano mentre scendi dalla macchina.

Mi piace parlare con le persone, mi è sempre piaciuto. Sono una gran chiacchierona. Se trovassi qualcuno che avesse la mia stessa voglia di parlare passerei giorni e notti intere a colorare le parole, insieme, come un quadro a due mani. Fino a stramazzare per sfinimento da deprivazione di sonno. Si, mi piace. E succede. Si succede. Insomma,  a dirla tutta passano gli anni e succede sempre più raramente, nonostante il mio divano sia sempre un generosissimo ospite di avventori della vita. Le persone che incontri sono un po’ più dure di quando hai iniziato il viaggio tanti anni fa.

La vita lo fa: se non stai attento, ti indurisce.. E si parla sempre di meno, per sfiducia forse, per paura, per puro e semplice disinteresse all’altro credo. Piuttosto, l’altro, lo si preferisce inventarlo, inventarsi i suoi pensieri, virtualizzarlo, così che l’immagine riflessa delle cose che abbiamo rimanga uguale a se stessa e non scuota, né porti scompiglio all’immagine che abbiamo di noi stessi e degli altri.  Poi con la più recente introduzione del parallelo mondo virtuale che ci ha un po’ tutti catalizzati e haimè, me compresa, galvanizzati, le cose vanno anche peggio. Il fatto è che nonostante la mia incredibile quanto folle apertura al mondo circostante, la mia introversione spesso mi impedisce uno scambio generoso e sincero di pensieri con l’automobilista di turno. Mi limito a fare uno scatto.  Come dire, senza permesso, non parlo. Sono cresciuta cosi, con questa forma di educazione alla non invadenza dei pensieri. Una forma di gentilezza, di pudore.

Mi chiedevo oggi se vita abbia indurito così tanto anche me e credo che sebbene abbia lasciato parecchie, e talvolta profonde cicatrici, in fondo, ha voluto farmi questo regalo, questo bagaglio, questo gruzzolo infinito di sorrisi che mi rende ancora capace di provare tenerezza, belle emozioni e amore.

Amore si. Forse l’emozione alla quale fino ad ora io sia riuscita a fare meno scatti per il grande album.  Ci sto lavorando. Perché è assai difficile fare una fotografia all’amore. E’ cosi tanto diverso per tutti. E’ anche così raro. Io me la sono fatta un’idea, ma forse ho davvero troppi pochi scatti ed il viaggio è ancora tanto lungo e temo accidentato. Ho una manciata di foto che mi raccontano l’amore mio e degli altri, così variegate da non riuscire a venirne a capo.

“Io non conosco l’amore, se si affacciasse non lo riconoscerei. Per conoscerlo dovrei prendere una bella sbornia.”

Ecco, forse, la ragione dei miei due bicchieri di vino, offertimi dall’oste di turno. Credo l’amore si avvicini molto ad una forma di cura, ma anche alla volontà, la volontà di sostenersi.

L’amore per me è un mulo: Un “Mulo” si.

Wikipedia: “costituzione assai forte e robusta, rusticità, la resistenza alle malattie, l’adattabilità ad ambienti sfavorevoli”. La caparbietà” del fino alla fine. Qualunque sia il percorso, accidentato o no. E quando sei stanco, il mulo, ti sostiene. Qualunque sia il peso che ha sulla schiena, qualunque sia il peso della tua vita. Fino alla fine.

Io cerco di viaggiare leggera, così che se mai un mulo che conoscesse il mio nome passasse di qui per farsi fare una fotografia, non avrebbe da sostenere troppo, e chissà, il viaggio sarebbe meno faticoso. Si potrebbe parlare più di sogni, piuttosto che lamentarsi, raccontarsi cose divertenti, ridere, piuttosto che asciugarsi il sudore ad ogni passo. Chissà, magari il viaggio sarebbe un po’ più lungo, e quando ti diverti, il tempo comunque passa in fretta, ed è sempre troppo poco.

C’è che ai muli oggi giorno si preferiscono i cavalli, più belli, indomabili, seducenti, delicati, attraenti, fieri. L’ umile ma resistente ed altrettanto affettuoso mulo non se lo fila nessuno. Semplicemente lo sguardo tende a posarsi su forme esteticamente idealizzate, piuttosto che sulla semplicità del quotidiano, di chi ti tende una mano.  Pare sia umano, dicono, ma io questa serie di scatti ancora non l’ ho completata, quindi non citatemi. Per me, tutto il resto è desiderio, senza nulla voler togliere a quest’altra bellissima e complessa emozione (di questa ho tantissimi scatti, è parecchio comune), indi per cui, non interessante ai fini della di cui sopra solitaria e del tutto speculativa discussione.

Tutto questo per ringraziare i miei amici, i miei affetti, più o meno consolidati, vicini e lontani, per dir loro che ho un album pieno di loro foto nel mio cuore, di stare tranquilli, perché cercherò sempre, anche solo con la mia reflex interiore, di collezionare questi incredibili momenti che ho avuto la fortuna di condividere con loro. Un piccolo tesoro indelebile che semmai dovesse loro servire, custodirà tutti i loro sorrisi, insieme ai miei.

Mio fratello. Gibbo. Valentina, Giorgia, ManuManu, Sandra, Ilaria, Angela. Lorenzo. Tyson. Alessio, Eugenio, Marco, Stefano, Paolo, Luciano. Gaetano ed i Pirati. Daniele e il Tetto tutto. Lella e Raf, Valerio, Giamba, Poppy e Mina.

Simon, Phil, Diego, Ian, Paul, Edoardo. Emiliano e anche quello stronzo di Pippo. Matteo,  Luciano, Gabriellone. Marco, Mario, Viola, Federico, Alex. Virginia, Nandosan, Guido Jedi Spega, Papero, Mara, Il Grinch e questo cesso di WordPress.

Immagine

A voi, ed a tutti quelli che vorranno uno scatto del cuore da conservare, un passaggio sul mulo, un sorriso.  

17 pensieri su “Uno scatto da conservare.

  1. Oh!! Anima viva…sento l’ardore della vita che ti scorre dentro, il fluido di inquietudine che ti attraversa nella imperfezione della esistenza…umana. Restare nel dolore….paradossalmente, è più facile che restare nel piacere e nell’amore…e allora siamo come la barca in mare…conduciamo, correggiamo la rotta, andiamo alla ricerca dell’ambito più blu e del raggi più tiepidi. Ma non sapremo mai fino in fondo se restare nella baia scovata sia la scelta finale. Consumare i colori, la vista e il sapore di questa baia poi qualcosa, forse, cambierà o forse no.

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  2. Zio Raf, io quest’ardore l’ ho sempre sentito anche in te. La strada poi, la puoi decidere solo tu. E ti voglio bene. E ho anche tanti scatti su di te, che conservo gelosissimamente nel cuore.

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  3. questo scatto lo conserverò davvero con amore, tanto è bello! hai messo a nudo l’animo e la mente, e ne è venuta fuori la persona bellissima che conoscevo, ma non così bene come adesso. grazie per avermi considerata tra le tue amicizie, grazie davvero!

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  4. Virginia, tu sei UNFORGETTABLE. Ci sarai sempre, a tratti, con i ritmi del viruale ma ci sarai. Poi chissà, un giorno magari, se passo per la Puglia… 😀

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  5. Sempre al tuo fianco Sorella, orgogliosa di esserci, grata di esserci. In autostop, sul tappeto volante, tra la polvere di stelle ke il tuo sorriso e le tue lacrime sprigionano sempre e per sempre, tra gli scatti di questa vita ancora più bella perkè vissuta insieme a te, e ke solo te sai fotografare come solo te sai fare. Sotto il sole splendente, sotto la pioggia battente. A te ke SEI, semplicemente, SEI.
    Grazie

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  6. Felice di ritrovarti, dopo tanto tempo. Qualcuno mi raccontava, di tanto in tanto, che c’eri, che frequentavi FB, e questo mi tranquillizzava. Ma ho continuato a attendere questo tuo ritorno qui.
    E devo dire che sei tornata col botto! 🙂 E’ bello questo turbinoso racconto della tua anima, del tuo “viaggio” da capogiro, dove si perde il confine fra il viaggio fisico e quello dell’anima, ma forse perché sono la stessa cosa.
    Adesso però non te ne andare più, eh?

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  7. Embe Papero, io ve l ho detto che sono lenta- 😀
    Sono felice del rientro, l ho preso alla lontana, postando piano piano, leggendovi piano piano. A volte per necessità tocca chiudere qualche porta. Ebbene, ho spalancato il portone. Ora si, tutti a far salotto…SUL TUO BLOGGHE!!! ehehehe

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  8. ma… ma il Grinch sono io? *_____* Awwww! Mi si scioglie il cuore (seriamente)
    comunque ti invidio. Io non potrei stilarla una lista così lunga. Proprio non ho quasi nessun nome, quasi nessuna foto… Sfigata…

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  9. Leggerti è stato un po’ come vederti passare e poi per un attimo fermarmi a guardarti.
    Come riconoscerti dal sorriso anche senza averlo visto mai.
    Poi chissà quanti sorrisi, lungo la strada, ti saranno assomigliati… perchè certe bellezze, per fortuna, sono contagiose.

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  12. Avrei voluto mettere “Mi piace”, ma l’avevo messo già un po’ di anni fa. Non lo ricordavo. Che faccio… tolgo e rimetto? Scherzi a parte… mi ha fatto piacere vedere che c’ero già stato, sai? E riconoscerti anche così.
    Un po’ mi spiace invece per l’immagine di te che fai un salto nei miei blog e non trovi niente di nuovo, niente che non fosse già scritto. Ci resto deluso anche io, puoi immaginare. Ho sempre pensato anch’io che quello che scrivevo fossero piccole fotografie istantanee, come vecchie Polaroid da tenere, perchè no, nelle tasche del mio zaino per portarle ovunque con me. Non è detto che in un album di fotografie sarebbero state bene tutte quante insieme, proprio no, ho sempre preferito guardarle una ad una tra le dita, mai tutte insieme. Solo e soltanto quella giusta, come oggi che certe pagine mi capita di andare a rileggerle e di leggere soltanto quelle. Poi si richiude lo zaino. Fotografie scattate anche io, qualche volta, proprio senza permesso e senza parole. Perchè le parole che avresti potuto dire, spesso ti arrivano dopo.
    Ma c’è che poi a poco a poco ho smesso di fare fotografie, ho cominciato a guardare le cose senza il bisogno di fermarle nel tempo. Senza lo sforzo di dover sempre tradurre in parole quello che sentivo, perchè mi portava via del tempo e quel tempo, vuoi gli impegni, vuoi il lavoro, vuoi la salute dei familiari, vuoi gli anni, vuoi anche un pizzico di pigrizia e insofferenza, ad un certo momento non l’ho trovato più. O l’ho preferito ad altro. Magari ad una carezza in più ai miei cari. Od ai miei cani. “La vita lo fa: se non stai attento, ti indurisce…” E la sera arrivava che era già troppo sera per il blog. Già l’ora di rimandare a domani…
    Adesso se anche potessi non saprei da dove cominciare, è come aver perso le istruzioni di quella che era un po’ casa mia. Ho ancora le chiavi, le conservo con cura ma non entro mai. Ho visto tanti blog chiusi in questi giorni, pagine che non sono più accessibili da chissà quanto tempo, anche se le riconosco a memoria tra i miei blogroll. Per questo mi è sembrato normale che finisse così, mi guardo intorno e restano solo social in cui non mi riconosco e trovo che la parola “post” oggi sia ormai priva di senso. Si condividono semplicemente frasi scritte da altri, ritagliate, incorniciate al volo senza neanche sapere chi le abbia scritte, inviate e dimenticate il giorno dopo, come se non valesse mai la pena di saperne di più.
    Per questo ti ho detto che ero sorpreso. Perchè trovare qualcosa per cui valga la pena restare, è sempre più raro. E magari queste non sono neanche cose da scrivere in un commento, forse bastava dire “ciao, tutto bene”, perchè la gente oggi si stanca, quando vede un testo che va oltre le 5, 6 righe passa avanti, non legge più. Ma sono tranquillo perché tu non sei “la gente”. Non lo sei mai stata. E se sono passato a salutarti, è stato anche un po’ per farmi un regalo!

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