MALINTESO DI DUE SURREALISTI
“Piove”
disse lei
“un uomo dal cappotto nero
passa per la via”
disse lei.
Magritte però
non la sentiva
più tanto bene
(infatti lei lo disse soltanto
anni dopo la morte di lui)
Così non sentì più
le ultime tre parole
e capì soltanto
“piove un uomo dal cappotto nero”
e lo dipinse.
>Hai ragione, il tuo spiegarmi quanto significa quella casa per te non l’ho
> voluto sentire. Un po’ perché è un po’ lontano dal mio sentire, e te ne ho
> parlato, un po’ perché ho un po’ paura per il tuo attaccamento nei confronti
> di quella casa (quest’ultima cosa non c’era nelle precedenti versioni).
> Non ho paura dell’attaccamento per motivi “buddisti” o filosofici, non ti
> scaldare! Ho paura perché quella non è casa tua e non si sa quanto ci potrai
> stare.
Ecco, di nuovo non ci capiamo. Non e’ quella casa in via cxxxxx
E’ casa, una casa qualunque, un butzuma qualunque che abbia il mio colore, dove al suo interno mi senta protetta. Mi sente bene, mi senta a casa.
Casa.
Hai ragione, tu hai i tuoi punti fermi,lavoro e famiglia a cui, a tuo dire, sdaresti disposto a rinunciare.
Vedremo, ma la famiglia e i suoi legami vanno al di la dei km e degli oceani. E’ il cuore e quello che ci portiamo dentro.
Io non ce l ho.
Nel cuore, la mia unica famiglia e’ Chicca, che piu’ che una madre e’ una figlia. Vorrei essere figlia anche io qualche volta.
Chissa’ che effetto fa. A occhio e croce sa di pane.
> Scusa, mi rendo conto di averti un po’… Offesa? Con questi discorsi. Come ti
> ho già detto non ne volevo fare una questione “buddista” ma di filosofia
> generale, di modo di vedere le cose. Ti volevo spiegare come la vedo io
> proiettandomi in te.
Non mi sono offesa. Mi sono incazzata.
Perche’ a volte hai un modo di fare che sembra sempre mettere sotto giudizio, e si che io non sono permalosa.
Ebbene, io ho bisogno di casa, una casa ce ahime’ stento a trovare, perche’ andarla a cercare dentro e’ un viaggio lungo.
Il fatto e’ che io so esattamente di che colore sono le pareti nella casa dentro. Ne conosco il tepore e l’odore, e tutti i granelli di polvere.
La vedo, ma la porta e’ nascosta.
Perche’ pratico? Sto cercando la porta.
Perche’ voglio tornare a Roma, mi chiedi.
Ebbene, non lo so. Davvero non lo so.
Perche’ sono attaccata ai ricordi credo. Perche’ una volta avevo un sogno.
Perche’ non so se e’ casa, ma e’ certamente piu’ casa di Londra.
Perche’ cazzo, ho bisogno di un porto, mi sento un po’ stanca.
Perche’ se chiudo gli occhi il suo cielo e’ azzurro come la camera che voglio dipingere,e i suoi muri arancioni. Mi ricorda casa. La casa dentro.
Non mi importa che la casa a via cxxxxx non sia per sempre. Ma per ora e’ un porto.
Voglio attraccare per un po’.
A me piacciono le cose belle, e soprattutto, mi piace che sia io a renderle tali.
Ho costruito con le mie mani nude un tavolo per il giardino di Simon, un tavolo che lui non voleva e pensava sarebbe stato un disastro. Ora lo ama molto. Perche’ e’ bello, perche’ non lo ha comprato, ma lo ha visto nascere, e piano piano diventare bello.
Il tavolo e’ frutto della mia fatica, ma alle cose belle che faccio non sono attaccata. Ho semplicemente bisogno di farle. Ho bisogno di rendere una casa bella, e non importa che non sia mia, o che domani non ci sara’ piu’. Almeno in questo, vivo ogni attimo come se fosse l’ultimo. Aiuto Simon a dipingere la sua casa perche’ voglio che sia bella. Che sia mia o no non e’ importante.
C’e’ poi un altra cosa che amo nel sistemare le cose come mi piacciono, nel dipingere pareti. E’ il silenzio, e’ me stessa davanti ad un muro bianco. E’ la fatica ed i suoi frutti.. E’ un foglio di carta su cui lascio tracce di me, per ricordarmi chi sono, la mia forza, e di cosa sono capace.
> Se, dopo qualche giorno la cosa inizierà a pesarmi (può essere), me ne andrò
> in Sardegna. So che farò così e lo sai anche tu. E so che non te la
> prenderai, mi capirai.
Spero di capirti, credo di si. Ci faro’ daimoku.
>Se non ti commuovesse il lago di Baraz o rinunciassi ad un viaggio per avere
> i soldi per un nuovo mobile in casa ti amerei di meno. E non perché voglio
> qualcosa in cambio.
> Le altre due email non finivano qui, non finivano così. Mi dispiace. Ma
> questo è il mood del momento.
Onestamente preferirei che tu smettessi di amarmi, che amarmi di meno.
Ha piu’ senso, e c’e’ meno ipocrisia. Smetti e basta. Il di meno non darmelo, perche’ non lo voglio.
Stasera.
Se potessi, uscirei a comprare della vernice per dipingere i muri di questa stanza, piccola, ci metterei forse meno di 2 ore con la sola prima mano.
Se potessi dipingerei pareti per tutta la notte. Stasera sono stanca, e per stanchezza dipingerei fino a domattina.
Stanotte vorrei stare sola con me, un pennello ed un po’ di colore. Per non pensare, e stancarmi fino a che anche la testa si stanchi, anche il cuore si stanchi, e finalmente non pensare a nulla. Vuoto, cielo, bianco, vuoto..
Sono stanca, stasera. Perche’ non riesco a spiegarti chi sono e mi pesa, perche’ le parole non escono come dovrebbero e mi pesa.
Perche’ vorrei raccontarti cose che ora non mi va di raccontarti, perche’ forse, sono stanca.
Sono gelosa di te. della tua famiglia, della sicurezza che ti porti dentro e che non sai neanche di avere.
E sono triste, perche non so, se in fondo, io saro’ mai capace di avere una famiglia altra che non sia Chicca.
Sono sola con lei da molti anni, e non lo so, non lo so. Forse perche’ sono stanca.
Ti mando questa email, sapendo che no dovrei, perche’ sono stanca, perche’ scrivo cose che no so neanche quanto siano vere, ma te la invio comunque perche’ bene che tu sappia, che anche io,a volte, mi stanco.
Cosi’ com’e’, cosi’ come viene.
Enrica,quella stanca.