Caro Papa’.
Ti scrivo per dirti che ti voglio bene, per dirlo al mondo.
Per raccontare la storia ordinaria di un uomo straordinario.
Caro’ Papa’, non sei stato un uomo semplice, non sei stato il marito supereroe delle fiction americane. Sei stato il padre perfetto per me, ovvero “perfettamente dotato.”
Guardami ora papa’, quanto sono cresciuta, quanto sono diventata forte, quanto voglia ho di conoscere il mondo, di capirlo, di dargli un senso. E’ lo stesso tuo cuore che mi porto dentro. Grazie papa’.
Ora so che abbiamo legato le nostre vite affinche con il poco tempo che ho, possa aggiungere un altro pezzetto di consapevolezza alla tua ricerca del senso della vita.
Tu l’ hai cercata in mare aperto, nel buono e nel cattivo vento. L’hai cercata nella teoria ultima del cosmo, nell’universo elegante, nelle stelle che amavi guardare veleggiando di notte verso una meta in mezzo al mare. L’hai cercata a lungo, tra microprocessori e impianti elettrici sofisticati, tra le tue piante, cosi saggiamente, umanamente e scientificamente curate, le hai cercate in un bullone da avvitare, in una drizza da tirare, in una vela da issare. L’hai cercata nel volo con gli ultraleggeri, nella creazione di programmi di navigazione satellitare, nei paccheri al sugo che non va’ passato, nelle macchine da corsa e nel gran premio, nelle partite a pallone con gli amici sull’ Appia antica. L’hai cercata nelle tua mani capaci di creare meraviglie: una casa fatta d te, con dedizione, pazienza, diligenza. L’hai cercata nel fare da te il tuo sito di scuola di vela : un sogno, un progetto bellissimo. L’hai cercata nel tuo amore maldrestro a volte, profondo, per la mamma, adorata stella Gemma, con le sue estesioni marine e galleggianti…Gemmina Duex, Gemmina Blues, la tua Gemma.
Caro padre, mi lasci con un compito grande, una sfida enorme: continuare la tua ricerca del senso della vita non sara’ facile, perche’ non ho la tua intelligenza che ancora mi sorprende. Si mi sorprendo sempre di te. Io che pensavo che eri un genio si, ma umanamente poco abile, mi sono dovuta ricredere anche su quello. Sei stato, in questo ultimo anno che mi hai voluto regalare, un padre straordinario. Non dimentichero’ la tua pasta e fagioli al forno, con le tua mani per mio compleanno, e le tue verdurine sminuzzate con scientificita’ mentre mi raccontavi che la perfezione di un piatto, nasce dalle cura con cui ogni singolo ingrediente si prepara. Non dimentichero’ che il basilico rilascia il suo aroma nell’olio, e il prezzemolo nel acqua, e che quindi e’ inutile soffriggere quest’ultimo.
Non dimentichero’ che cio’ che conta, e’ la volonta’. Me lo dicevi spesso ultimamente, ed io quasi mi arrabbiavo poiche’ pensavo fosse un rimprovero. Ora so, che tu sai, che io ne ho da vendere, cosi come te, cosi insicuro di non essere abbastanza perfetto per comprendere il mondo. Ti arrabbiavi, e questo papa’, l’ ho sempre saputo, accadeva perche’ non sempre sentivi il tuo valore. Allora hai legato la tua vita alla mia affinche’ io trovassi la strada per conoscere il valore, per sentirlo in me, per raccontartelo.
Un uomo scriveva…"accadono cose che sono come domande"…
Con la tua morte hai sugellato questo patto con me, di ricerca del valore, del senso del mondo, perche’ papa’, come tu sospettavi, il senso c’e’, ed io lo sento avvicinarsi nel mio cuore ad ogni passo che compio in questa vita meravigliosa, dura, che mi hai regalato.
Che onore essere tua figlia, che onore sapere che tu dicevi a tutti che ero come te.
Caro padre, ti scrivo per dirti di stare tranquillo, perche’ ho preso in carico il compito che fin da subito,da piccina, mi hai assegnato, senza che io lo capissi, senza che neanche forse, lo capissi bene tu.
Trovero’ la risposta, a tutte le tue domande. Mi sfidero’ per vedere oltre i limiti di questa perfetta imperfezione umana, e te la regalero’.
Papa’, cado ogni tanto lo sai. Cadevi anche tu e ti rialzavi ruggendo. Ammetto che spesso i tuoi ruggiti mi spaventavano, perche’ io sono tanto di te, ma anche tanto della mamma, e quindi lo sai, sono anche un po’’ delicata”.
Grazie Papa’, per questo splendido regalo, per la forza che mi hai donato col tuo sangue e la tua carne, per la tua caparbieta’, i tuoi limiti che sono poi i miei, e che mi fanno sentire perfetta cosi’ come sono.
Papa’, eri un omone e ancora mi stupisco della leggerezza dei tuoi passi. Avevi una rara eleganza. Un uomo ingombrante, un uomo enorme, con movimenti veloci e agili, a volte buffi e maldestri, ed una rara, rarissima eleganza. Ti guardavo papa’ ,solo un paio di mesi fa al supermercato mentre sceglievi la farina giusta per una nuova avventura alla ricerca della ricetta della vita.
Ti sorrisi di spalle, ora lo sai.
Papa’ , grazie Papa’ per avermi dato la possibilita’ di cercare il senso del mondo. E’ una missione straordinaria, non ti deludero’.
Sono fiera di te, ed ora so, che tutto il male che sentivo con te, che sentivo da sempre, era l’ inizio di una impresa fantastica a cui dovevo prepararmi.
Papa’, caro amatissimo padre, io saro’ gioia, la mia vita lo sara’ perche’ ti dico che un piccolo pezzetto di quella consapevolezza che cercavi, me l’ hai donata tu, con la tua morte.
E’ troppo breve la vita per sprecarla recriminando, per guardarsi indietro. Io guardo avanti, un piccolo passo in avanti ogni giorno verso tutti, ma proprio tutti i miei sogni. Io sono felice papa’, che tu lo sappia, della mia vita: quanto sono fiera di cio’ che sei stato, sei e sarai sempre per me. Io rispondero’ a tutte le tue domande, e se non tutte, chissa’, forse un figlio mio un giorno, continuera’ per noi, come io faro’ per te.
Padre, amatissimo padre, ora che posso sentirti senza l’umana percezioni dei limiti e del tempo, ora che pui sentirmi tu, sappi che ti perdono tutte le malefatte, perche’ so ora cio’ che tu non sapevi bene: erano il mio senso. Papa’, sono grande ormai, ma a tuo confronto mi sento come un cucciolo di leone. Si papa’ sono un piccolo leoncino, che ruggisce e che a volte spaventa, ma ho il cuore dove deve stare, al centro dell’universo, al centro del mondo, al centro del tuo cuore e “ perfettamente dotato”.
Papa’, ho ereditato tutti o quasi i tuoi difetti. Sono saccente, arrogante, logorroica, a volte un po’ pesante. Sono rabbiosa e poco propensa alla vita della formichina parca. Eppure ho tanti tuoi pregi. Sono buona papa’, sono una che si fa domande. Sono ironica, a volte sarcastica, come te. Avevi quel sorriso cosi bello che stento a credere lo avessi portato con te anche dopo la morte. Eppure, umanissimo padre, sorridevi, nel bel telo di lino amorevolmente scelto dalla mamma, con le tue orchidee e i tuoi sigari toscani accanto. Sorridevi nella morte, alla morte, alla vita piena e straordinaria che hai vissuto. Ad un uomo normale non sarebbero bastati 140 anni per fare e divenire tutto cio’ che tu sei, oggi nei tuoi ultimi 59 anni. Prezioso il tempo papa’, non ne perdero’… e tu aiutami quando mi perdo, per tornare velocemente a camminare su "quel sentiero meno battuto, che fara ‘la differenza".
Caro padre, hai avuto piu’ senso di quanto tu stesso riuscissi ad immaginare. Sono fiera di essere cio’ che sono e sono fiera di essere tua figlia. Grazie per tutte le foto meravigliose che ci hai lasciato della nostra infanzia, a me, la mamma, fratello e piccola sorella. Eri tante cose, anche questo. Un fotografo straordinario, capace di catturare l’attimo vero del mondo. Papa ‘, come tu ben sai, noi siamo energia, e l’energia non si distrugge, piuttosto si trasforma. Ti sento, Papa’, ti sento forte.
Papa’, non mi dimentichero’ dei tuoi difetti, che a volte sembravano imperdonabili, perche’ e’ bene che io ricordi, cio’ che puo’ ferire.
Perche’ io sia una persona, un genitore, se la vita lo vorra’, che fa un errore di meno, anche solo uno, di quelli che hai fatto tu, e che un figlio mio, ne faccia ancora uno di meno di me.
Belli gli errori Papa’. Pieni di senso i tuoi, cosi’ i miei.
Papa’, ci siamo ritrovati in tempo. Grazie di essere tornato a prendermi per affidarmi questo compito difficilissimo. Ora so, che dietro quell’ orizzonte che scrutavi in mezzo al mare, non cercavi terra, ma il limite oltre il limite. Ora lo so, che tendiamo a vivere la vita concentrandoci sui limiti, perche’ e’ umano, ma che c’e’ molto altro dietro questa umanita’: e’ grandioso papa, vivere in un universo capace di arrotolarsi nelle dimensioni spazio-tempo di Calabi Yau, oltre il limite.
Papa’, mi hai voluto fare anche un ultimo regalo. A te che non perdonavo di avermi lasciato sola e non essere venuto a vedermi sul palco a quel musical di cui ero protagonista a 12 anni, hai voluto salutarmi rifacendoti, venendo al mio primo concerto solo 2 mesi fa. Che orgoglio, che gioia, che emozione, vederti li con la mamma.
Ti regalero’ questo concerto a cui tu tenevi cosi’ tanto a partecipare. Lo faro’, amandoti oltre la morte, cantando per te oltre i miei limiti umani, perche’ tu sia fiero di me come sempre, perche’ il mio canto di gioia per essere parte di te e della tua straordinaria missione di voyager dell’ universo, esploratore incallito di tutto cio’ che e’ vita e oltre, ben oltre quella, ti arrivi forte e chiaro.
Caro, amatissimo padre.
Caro padre, amante degli Urania, di Asimov, dei “Al Confine della realta’”, saro’ il tuo tenete Spock, e tu il mio capitano Kirk, in questo viaggio che attraversa la dimensione spazio-tempo.
Ora lo so, alla fine, al di la di ogni nostra limitata umana percezione, e’ solo amore quello che rimane.
E’ solo amore quello che rimane.