Omaggio a Virginia

 
Si a Virginia, perche’ stata lei a ricordarmela, e perche’ in qualche modo, trovo una qualche analogia tra queste due donne.
Non ho amato e non amo il movimento futurista italiano, probabilmente piu’ per sue scelte politico/ideologiche che per altro.
Amo Depero, per esempio, ma lo devo decontestuallizzare e mi e’ difficile, perche’ ho una forma mentis storicista, e mi viene malino.
 
Ciononostante al movimento attribuisco un grande slancio intellettuale e artistico, nonche’ sociale e a tuttotondo culturale, che probabilmente ha assunto posizioni meno radicali in politica, in ambito europeo.
 
Ringrazio Virginia per avermi ricordato di non essere estremista nei giudizi, ma mi perdonera’, sono una giovane e a volte, come dice Aristotele, pecco di tracotanza.
Non per malvagita’, o superficialita’, piuttosto per idealismo.
 

Valentine de Saint-Point – Manifesto della Donna Futurista, 1912.

  “Eppure la nostra è un’epoca che vede trionfare il femminismo, con i suoi orrori e la sua bellezza. Accanto alle donne sprovviste di ogni grazia, che – per acquisire diritti che le altre hanno in pratica sempre posseduto -, copiando l’uomo, si sono virilizzate al punto di perdere tutte le loro essenziali qualità femminili, altre donne, che sono belle o semplicemente dotate di un’intelligenza più vasta, hanno acquisito una maggiore indipendenza di spirito e di vita, un gusto per lo sforzo personale e per un’attività in armonia con la grazia e la fatalità del loro essere, che le libera da ogni tutela e da ogni forzata irreggimentazione.
La giovane donna di oggi è, almeno nelle sue affermazioni e nella sua apparenza, ben diversa dalla giovane donna di quarant’anni fa. Dico: nelle sue affermazioni e nella sua apparenza, perché è del tutto certo che la psiche della donna, nei suoi tratti fondamentali, rimane più o meno immutabile attraverso i secoli e le epoche. Le sue virtù restano le stesse, ma, a seconda dei tempi, vengono mascherate d’ipocrisia, tenute a freno o lasciate libere di manifestarsi.
Ai nostri giorni le virtù femminili possono sbocciare liberamente; la donna più libera non si accontenta più delle antiche apparenze che ce la mostravano, a seconda della situazione sociale, come casalinga compiacente e silenziosa, o come fascinoso oggetto di lusso, ma senza slancio, senza durevole volontà; passiva, rassegnata ad un compito meccanico di consolazione e di piacere, soggiogata all’unico protagonista attivo della vita: il maschio.
Essa afferma liberamente la propria volontà di dominio, più o meno forte secondo il suo carattere, il suo orgoglio di espiratrice, di educatrice e a volte anche di creatrice: essa proclama la propria coscienza, di cui regola i moti con maggiore o minore eleganza, ma che comunque rivendica.
[…]
Platone assegnava alla donna tre qualità essenziali: la grazia, la pietà, l’intùito. Nella nostra concezione moderna, ancora embrionale, della vita, pietà significa, più precisamente, riconoscere ad ogni creatura il diritto alla vita, diritto che diventa il più semplice e il più grande dovere umano, comune a tutti.
Ma con la grazia dell’intùito, e con altre virtù che le sono proprie, quali la tenacia paziente e scaltra, l’abnegazione verso l’amante e il bambino, l’eroismo modesto nel dolore fisico e morale, tutto ciò di cui è fatta la maternità, che si estende dal bambino all’uomo – poiché questi rimane per tutta la vita il bimbo della donna, e in ogni amore di donna vi è maternità -, la donna è stata e resterà colei che crea, che domina, che esalta, e che, incoraggiandone le ambizioni, rafforza la volontà di vivere degli uomini, e dal suo ruolo di creatrice di corpi si eleva fino alla capacità di produrre anime”.

 
 
 

Kokorozashi

Kokorozashi

 
 
Qualcuno mi ha chiesto oggi…" ma voi buddisti…Chi pregate?"
 
Mah, direi che piu’ dire Preghiamo Chi, si dovrebbe dire piu’ correttamente Pratichiamo Per.
 
Nessun Dio, nel buddismo, nessuna forza miracolosa o salvifica.
Ecco, pubblica stasera, la mia preghiera, la mia pratica.
 
 
 
"Non prego di essere esente dai pericoli ma di essere senza paura per affrontarli
Non cerco alleati nel campo di battaglia ma cerco la mia forza nella vita.
Non chiedo che il mio dolore sia alleviato ma chiedo il coraggio per affrontarlo.
Non imploro con ansiosa paura di essere salvato ma spero di avere la pazienza per conquistare la mia libertà"
 
 
 
E’ stata una giornata intensa, ricca di bei momenti ma anche di tanta pesantezza. Eppure oggi, ho imparato una piccola cosa, che mi porta a letto serena e col sorriso.
 
Dire ti voglio bene a qualcuno in difficolta’, col cuore triste e poca speranza, arrotolata su se stessa nel suo mondo di inferno, puo’ cambiare la decisione profonda di una persona. Dire a qualcuno ti voglio bene col cuore, piuttosto che con la testa; perche’ la ragione, oggi,  mi avrebbe detto che non era appropriato, che non era tempo ne’ luogo; la ragione mi avrebbe detto di spiegarle questo e quello, di convincerla di questo o di quell’altro. La ragione avrebbe solo visto i limiti nell’altro, e cercato una soluzione che era un limite anch’essa.
Il mio cuore pero’, ha deciso lui oggi, e ancora prima che la ragione decidesse per tante parole superflue, sobrie ma in fondo arroganti, mi ha chiuso le labbra con un battito, e dal quel battito, e’ uscito solo " Ti voglio bene".  Il cuore, ha parlato lui, e a dispetto dell’imbarazzo, della testa ruminante appropriatezza, lei, il mio cuore, lo ha sentito.
Basta cosi’ poco, a volte, per incoraggiare. Cosi’ poco. Solo un battito.
Kokorozashi. La direzione profonda del cuore. La decisione di essere felici, nonostante tutto. La decisione che con te, tutti indistintamente lo diventino. Questa preghiera la dedico a lei stasera, una ragazza che ha la felicita’ tra le braccia e non se ne e’ accorta, semplicemente, ancora non lo sa.
 

Grazie Fabio, kokorozashi, me lo hai ricordato tu, non molto tempo fa.

Buonanotte e Buona Settimana a Tutti.

Perche’ no.

 
Un pensiero venutomi in mente durante una conversazione, si parlava di fare la spesa…ed io che la faccio cosi’ di rado ora mi chiedo…Perche’ no?
 
in un grande magazzino una volta al
mese, spingere un carrello pieno
sotto braccio a te

e parlar di surgelati, rincarati
far la coda mentre sento che
ti appoggi a me

prepararsi alla partenza con gli sci e
scarponi, essersi svegliati presto
prima delle sei
e fermarsi in trattoria, per un panino
e restar due giorni a letto
non andar piu’ via
perche’ no, perche’ no, perche’ no
perche’ no, scusi lei mi ama o no
non lo so pero’ ci sto
comperar la terra i semi e qualche
grande vaso
coltivare un orto
sul balcone insieme a te

chi rubo’ la mia insalata
chi l’ha mangiata
e rincorrerti sapendo
quel che vuoi da me
chieder gli opuscoli turistici
della mia citta’
e con te passare il giorno
a visitar musei
monumenti
e chiese, parlando inglese
e tornare a casa a piedi
dandoti del lei
perche’ no, perche’ no, perche’ no
perche’ no, scusi lei mi ama o no
non lo so pero’ ci sto
perche’ no, perche’ no, perche’ no
perche’ no, scusi lei mi ama o no
non lo so pero’ ci sto, pero’ ci sto.

Lucio battisti – perche’ no