Libere associazioni di prima mattina: Delacroix – La Morte di Sardanapalo , Gericault – La Zattera della Medusa, Baricco – Oceano mare

Immagine:Eugène Delacroix - La Mort de Sardanapale.jpg
 
Non Proprio metafisico, lui Delacroix…" il principe dei romantici".
 
Questo dipinto me ne ricorda un’altro, altrettanto " Romantico" di Théodore Géricault, che mi riporta al capitolo del naufragio di Oceano Mare:
 
Immagine:Jean Louis Théodore Géricault 002.jpg
 
"La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è la fame, la settima orrore, l’ottava i fantasmi della follia, la nona è la carne e la decima è un uomo che mi guarda e non mi uccide.
L’ultima è una vela.
Bianca. All’orizzonte."
 
 da Oceano Mare, A. Baricco.

Nota sulla Zattera della Medusa, da Wikipedia ( ormai la mia fidanzata virtuale):

"Ciò che viene illustrato nel quadro di Gericault avvenne realmente agli inizi dell’Ottocento, occorso il 2 luglio 1816: la Méduse, una fregata della francese, in navigazione da Brest verso il Senegal, antica colonia francese restituita da Londra appena dopo Waterloo, si incagliò su un banco di sabbia, 160 km, al largo della attuale Mauritania probabilmente a causa dell’inettitudine del comandante de Chaumaray, il quale non disponeva di carte nautiche aggiornate.
De Chaumaray imbarcò 250 passeggeri, incluso il governatore del Senegal, Julien Désiré Schmaltz, la moglie e la figlia, il capitano con notabili, le loro famiglie e i loro bagagli su sei scialuppe. E poi 139 fra l’equipaggio, i sottoufficiali e il medico di bordo su una zattera di 20×10 m., legata alle scialuppe da una cima.
In questo modo i superstiti iniziarono il viaggio verso la costa, ma, poco dopo l’inizio della navigazione, la cima venne rotta (o venne tagliata) e la zattera abbandonata al suo destino. Probabilmente gli uomini sulle scialuppe si stancarono di trascinare la zattera. Dei 139, 20 morirono (o si suicidarono) già la prima notte e, dopo 13 giorni, al battello l’Argus che recuperò i naufraghi,si presentarono solo 13 sopravvissuti, cinque dei quali morti la notte seguente. Lo ‘scandalo’ scoppiò il 13 settembre seguente, allorché il foglio anti-borbonico Le Journal des Débats, pubblicò una relazione del chirurgo Henry Savigny, sopravvissuto della zattera: egli raccontava del clima di violenza e sopraffazione fra i sopravvisuti. Ma gli avversari del governo sottolinearono innanzitutto la discriminazione sofferta dai non-privilegiati, eppoi la circostanza che il comandante de Chaumaray fosse un emigrée, rientrato nel 1814. E montarono un affare politico che ebbe la sua risonanza, tanto che, nel 1819, il pittore Géricault realizzò il dipinto, ancor oggi ben conosciuto, che identifica il naufragio della Medusa con quello del Primo Impero. Un’opera che fece sensazione, anche poiché rappresentava una delle prime opere della neonata scuola romantica.

Il 3 marzo 1817 de Chaumaray venne condannato a tre anni di prigione."

Giovenale: Un Omaggio a chi mi fa riflettere

Nil ergo optabunt homines? si consilium uis,
permittes ipsis expendere numinibus quid
conueniat nobis rebusque sit utile nostris;
nam pro iucundis aptissima quaeque dabunt di.
carior est illis homo quam sibi. nos animorum
inpulsu et caeca magnaque cupidine ducti
coniugium petimus partumque uxoris, at illis
notum qui pueri qualisque futura sit uxor.
ut tamen et poscas aliquid uoueasque sacellis
exta et candiduli diuina tomacula porci,
orandum est ut sit mens sana in corpore sano.
fortem posce animum mortis terrore carentem,
qui spatium uitae extremum inter munera ponat
naturae, qui ferre queat quoscumque labores,
nesciat irasci, cupiat nihil et potiores
Herculis aerumnas credat saeuosque labores
et uenere et cenis et pluma Sardanapalli.
monstro quod ipse tibi possis dare; semita certe
tranquillae per uirtutem patet unica uitae.
nullum numen habes, si sit prudentia: nos te,
nos facimus, Fortuna, deam caeloque locamus.

Ma allora agli uomini
non son concessi desideri?
Il mio consiglio è questo:
lascia giudicare agli dei
quel che ci convenga e più utile
sia ai nostri interessi;
invece di ciò che ci piace,
ci daranno gli dei
quel che più ci si adatta.
L’uomo è più caro a loro che a sé stesso.
Per impulso del cuore
e travolti da cieca bramosia
desideriamo moglie e figli,
ma loro sanno bene
cosa saranno figli e moglie.
Allora, se qualcosa vuoi chiedere ai numi,
offrendo nei sacrari viscere
e carni sacre di un candido porco,
devi pregarli che ti diano
mente sana in un corpo sano.
Chiedi un animo forte,
che non tema la morte,
che ponga la lunghezza della vita
come l’ultimo dono di natura,
che sappia tollerare qualunque fatica,
che ignori collera, non abbia desideri,
e preferisca le dure fatiche di Ercole,
i suoi travagli, agli amori lascivi,
alle cene e alle piume di Sardanapalo.
Ti ho indicato quei beni
che tu stesso puoi procurarti;
un sentiero soltanto si apre
a una vita tranquilla:
quello della virtù.
Se vige la saggezza,
non avrai altro nume.
Noi, solo noi, Fortuna,
t’abbiamo resa dea,
e collocata in cielo.

Giovenale, Satire, X.

Ti prego di trasformare questo destino in valore..

Il buddha storto
 
Sono consapevole che in me c’è la buddità.
So anche che per manifestarla bisogna essere coraggiosi.
Dove coraggiosi non significa impavidi ma
semplicemente fieri di essere come si è.
Io non lo sono, non compiutamente almeno.
Da poco ne ho reale consapevolezza.
Mi alleno, ma ancora cado spesso.
Scappo quando vorrei esser capace di tener duro.
 
So che le azioni del mio passato sono fonte in te di grande sofferenza.
So anche che ai tuoi occhi i miei progressi sono lenti.
Non ti chiedo di capire, così come
non cerco madri che mi consolino o figlie da proteggere.
 
Cerco gli occhi di una compagna
che ami le mie doti al pari dei miei difetti,
i miei limiti come le mie potenzialità.
Cerco una guancia bagnata dalle lacrime.
Cerco il profumo dell’amore fatto all’alba.
Cerco la pesantezza delle borse della spesa da portare per le scale.
Cerco un abbraccio lungo una notte.
Cerco le arrabbiature sapendo che dopo faremo pace.
Cerco… e mi scopro così lontano dalla meta,
così inadeguato,
così piccolo.
 
Non so fino a quando mi vorrai aspettare,
ma io continuerò a correrti incontro.
 
 
Con infinito Amore
M